RASSEGNA STAMPA

Di seguito, alcuni degli articoli sulla stampa che hanno parlato di noi...

MANDILLÄ - Ciassa Marengo 26

Del primo disco dei Mandillä, Da O Vivo, abbiamo scritto, e bene, alcuni anni fa; ma quello era un tributo dedicato a De Andrè, per di più dal vivo,  fatto di canzoni tradotte in genovese. Il gruppo di Moneglia esce adesso con un nuovo disco, Ciassa Marengo 26, che prende il nome dal 'posto' dove si riunisce la band. Finalmente possiamo ascoltare gli undici  nuovi brani composti da Giuseppe Avanzino, con il cameo di una bella versione di La Mauvaise Reputation di Georges Brassens. I brani vertono su argomenti storici  (la peste di Morte Neigra) antropologici (Gente do me paize, Feugo De Sant’Antonio) o umoristici ( O Paize Da Succa) e sono tutti in un dialetto genovese tinto di toni levantini. La voce di Avanzino, piuttosto impetuosa è il punto forte del disco, che gode degli ottimi arrangiamenti del jazzista  Lorenzo Capello: un felice mix di folk e canzone d’autore con l’aggiunta di qualche inaspettato ingrediente sonoro. A presto, dunque, su qualche palco estivo...

Fausto Meirana, DiscoClub65, 24 Maggio 2018

 

Folclore e tradizione: a colloquio con i Mandillà


Dopo concerti e dischi, nei quali riarrangiavano ed interpretavano in dialetto genovese brani classici di Fabrizio De Andrè, i liguri Mandillà firmano il loro esordio su compact con un lavoro composto da composizioni proprie, Ciassa Marengo 26. Il titolo viene dalla abitazione del vocalist, Giuseppe Avanzino: è il luogo dove il sestetto prova regolarmente ed è anche una delle canzoni più belle del CD, toccante e dinamica, intensa e colma di vita. Introdotto da una confezione e da una grafica assai belle ed antiche, Ciassa Marengo 26 sa unire gli aromi folk (non sono italiani, ma altresì francesi) e la tradizione storica di un borgo, attraverso una luminosa ricerca, sonora e canora, che si muove tra passato e presente, sacro e profano, sogni e quotidianità. Grazie ai Mandillà, la memoria ritrova e racconta storie – commoventi, drammatiche, che fanno riflettere – attraverso lo spazio musicale ed artistico. La scrittura è sicura, l'affiatamento tra i sei membri davvero ragguardevole, le timbriche e gli arrangiamenti pressoché perfetti. Undici canzoni, che sono altrettante poesie, traboccanti – nello stesso tempo – di energia e di dolzezza: ed è anche questo a colpire chi ascolta, la riuscita dialettica di slanci strumentali e delicato intimismo, di folk rock (screziato da tenui tocchi più psichedelici, o jazzati, a seconda dei casi) e lirismo. Dall'iniziale Grigue alle tese Morte neigra e Mi no son comme o Segnò, dalla title-track alla stupenda Marinin (cifra d'un approccio stilistico estremamente maturo e forgiato dagli anni insieme), Ciassa Marengo 26 entra prima nel cuore e poi va alla mente. Disco che fa anche pensare, a molte cose che abbiamo forse perduto; disco splendido, del quale abbiamo avuto l'opportunità di parlare con i Mandillà stessi, realizzando con Giuseppe Avanzino l'intervista seguente.

1) Questo disco offre senz'altro anche l'opportunità di riprendere le fila della vostra storia, dai primi anni sino ad oggi...
Questo disco, se da un lato chiude, o meglio "socchiude" un periodo che è stato quello del lavoro in dialetto genovese su Fabrizio De Andrè, che ci ha permesso di amalgamarci come musicisti e di sperimentare sull'uso della lingua, ne apre un altro, che è quello della creazione, sempre in dialetto, di pezzi originali, canzoni di nostra composizione. Certamente, non abbandoniamo il progetto su Faber, diciamo che si chiude un cerchio e se ne apre un altro, come nel nel simbolo dell'infinito. Per noi questo è il punto comune fra fra i due cerchi che si uniscono in un'unica forma che non ha motivo di cessare, e il punto di incontro è proprio l'uso della lingua, Il genovese.
2) Che cosa rappresenta per voi Ciassa Marengo 26?
Piazza Marengo è il luogo dove tutto è nato, dove sono nate le canzoni, dove le abbiamo provate e dove il disco ha preso vita. Per quanto mi riguarda però è anche la casa dove sono cresciuto, per cui quando alcuni componenti del gruppo hanno proposto di intitolare così il disco, per me è stata una grande soddisfazione. Continuando con un'analisi personale, è quindi la logica evoluzione di una esistenza e la canzone che dà il titolo al disco parla proprio di questo: di un luogo dove ci sono state tante cose e tante ce ne saranno ancora. Nello specifico, poi il testo è dedicato alla figura di mio padre, che di questa casa è sempre stato il cuore pulsante con i suoi mille interessi e il suo entusiamo. Piazza Marengo perciò è il simbolo del ricordo, della memoria, ma una memoria intesa non in maniera nostalgica ma come come esperienza e speranza per il futuro.
3) Musica e storia, folclore e tradizione, antico e nuovo: un connubio che pare essere cifra del vostro fare musica...
Esatto, l'intento era proprio questo: unire la storia, la tradizione, l'antico ed il nuovo in un unico progetto, usando come collante l'esperienza musicale di ciascuno di noi, che proveniamo dalle più disparate esperienze musicali, che vanno dal Jazz alla musica tradizionale sino al rock, al cabaret, passando per il canto popolare e la canzone d'autore, fecendo sì che tutti questi generi servissero per creare questo progetto il cui tema è la memoria. Speriamo di esserci riusciti. Pur avendo usato la lingua genovese, non si tratta di un disco folk, ma credo sia più vicino, anche se non mi piacciono le etichette, alla cosiddetta canzone d'autore con l'influenza di tutti i generi di cui si è parlato prima.
4) So che il disco è stato presentato a Sestri Levante, in una cornice suggestiva ed all'interno di un vero e proprio evento, culturale e musicale insieme...
Abbiamo voluto fare una presentazione un po' particolare, che non fosse solo un concerto, ma che permetesse al pubblico di capire quello che c'è dietro le storie narrate nel disco. Questo è stato il motivo per cui abbiamo voluto come ospite l'antropologo Paolo Giardelli, forse il più importante studioso di tradizioni e di cultura rurale della Liguria, il quale ha approfondito i temi toccati dalle nostre canzoni: le migrazioni dall'entroterra Ligure verso le americhe, la peste che colpì genova nel 1656, le invasioni delle nostre coste ad opera dei pirati nel '500, antiche tradizioni come "segnare" il fuoco di sant'Antonio ed altri temi. La serata, a cui ha pertecipato un pubblico assai numeroso, è stata quindi suddivisa in due parti, in cui le canzoni venivano alternate ai racconti di Paolo. Devo dire, con soddisfazione, che siamo riusciti nell'intento che ci prefiggevamo e cioè di presentare anche questo aspetto del nostro lavoro.
5) L'ultimo brano del vostro CD ha una storia particolare alle spalle: la volete raccontare?
In un disco che parla di memoria e di ricordi, ci è sembrato giusto ricordare un monegliese che non c'è più da parecchi anni, Gianluigi Vallaro, un ragazzo che scriveva canzoni mai pubblicate e di cui esiste solo qualche musicassetta registrata tra amici. Per questo abbiamo voluto rendergli omaggio, ricordandolo sia con la sua voce che con questa canzone che ci ha lasciato in eredità.
6) Cosa cercate nella musica e che cos'è per voi?
Credo di poter rispondere a questa domanda anche per gli altri componenti del gruppo. La musica è come l'aria che si respira: è vita. Pur non essendo noi dei professionisti della musica (ad eccezione di Laura), nel senso che non viviamo di musica, credo che nessuno di noi possa farne a meno, come tutti del resto. Chi vive senza musica credo abbia una esistenza più povera ed arida di chi invece ha avuto la fortuna di imbattercisi.
7) Progetti futuri?
Abbiamo un po' di concerti in varie situazioni (piazze, locali, circoli culturali) in cui presenteremo il disco, anche fuori dai confini liguri. Ce lo vogliamo godere un po' dal vivo e, speriamo, farlo godere anche a chi ci verrà ad ascoltare.
8) I dieci dischi della vostra vita?


Giuseppe Avanzino:
La buona novella - F. De André
Vite perdite - D.Sepe
Tra un gotto e l'atto - I trilli
Svampa canta Brassens - Nanni Svampa
Radici – F. Guccini
Rain Dogs - Tom Waits
If I shall fall in the grace of God - The Pogues
Murder Ballads - Nick Cave
Aqualung - Jethro Tull
La decouverte o l'ignorance - Try Yann

Marco Vaccarezza:
The Dark Side off The Moon - Pink Floyd
The Wall - Pink Floyd
Led Zeppelin I - Led Zeppelin
The Band - The Band
Creuza de Ma – F. De Andrè
Muster of Puppets - Metallica
Mellon Collie and Infinite Sadness - Smashing Pumpkins
Ok Computer - Radiohead
Changes One - Charles Mingus
Made in Japan - Deep Purple

Michele Marino:
The Wall - Pink Floyd
Selling England by the pound - Genesis
Sign of the times - Prince
Kind of Blue - Miles Davis
Post - Björk
A love supreme - John Coltrane
Stop making sense - Talking Heads
Synchronicity - Police
Original musiquarium - Stevie Wonder
Silence - Charlie Haden

Pierpaolo Ghirelli:
Wish you were here – Pink Floyd
Led Zeppelin 4 – Led Zeppelin
Creuza de ma – F. De Andrè
Velvet Underground & Nico
Achtung baby - U2
La voce del padrone – F. Battiato
Stand up - Jethro Tull
Ko de mondo - CSI
La favola di Adamo ed Eva - Max Gazzè
Amore non amore - Lucio Battisti

Laura Merione:
Tutto Fabrizio De André – Fabrizio De Andrè
Una raccolta di musica spagnola e latino americana con Amparo Ochoa, S. Rodriguez, J. Alvarez, M. Laboa, Xavier Lete, Carlos Mejia Godoy, Gabino Palomares, Pablo Milanes, etc.
Violino tradizionale – raccolta con I Gentiane, Jean-François Vrod, Café Charbons, Rigodon Sauvage, Padovan, Melusine, Passe Aqui, la ciapa rusa, Ensemble del doppio bordone
Nestler – Manneberg "Two jämtska fioler
La pègra a la mateina la bèla e la sira la bala - La piva dal carnèr
Victor Jara, opera omnia, il primo "canto a lo humano"
E pensare che c'era il pensiero - Giorgio Gaber
West meets east - Shankar – Menuhin
San Patricio - The chieftains & Ry Coode
Yamandu+Dominguinhos - Costa - Dominguinhos

Marco Raso:
Reggatta de Blanc - Police
Titanic - Francesco De Gregori
Enrico VIII - Enrico Ruggeri
The Joshua Tree - U2
Fra la via Emilia e il West - Francesco Guccini
Creuze de ma - Fabrizio De Andre'
Solo Live - Michel Petrucciani
Light Years - Chick Corea Elektric Band
Chet Baker and the Boto Brazilian Quartet
Richard Galliano Quartet - New Musette


Davide Arecco, Discoclub65,

 

Questo splendido tributo al grande cantautore ligure è, come recita il sottotitolo, "in dialetto genovese". Con il giusto orgoglio, abbinato a serissima preparazione e competenza, il quintetto levantino riconsegna in modo unico alla tradizione popolare quattro canzoni scritte da De Andrè. Tradotte, esse suonano, ora, come Bocca de reuza, O testamento, E anciôe fan o ballon e O giudiçe. Si tratta di un mini-CD a dir poco emozionante e ben difficile da recensire. La voce di Giuseppe Avanzino, accompagnato dagli amici Pierpaolo Ghirelli alle chitarre, Marco Raso alla fisarmonica, Michele Marino al contrabbasso e Marco Vaccarezza alle percussioni, ci regala tutto il calore di interpretazioni sofferte, con il supporto di una strumentazione quasi totalmente (e volutamente) acustica.

Quella di questo omaggio è una registrazione "casalinga", come in onestà i Mandillä ammettono, ma comunque assai apprezzabile e molto ben fatta. Sappiamo, avendone incontrato il cantante, che i Mandillä hanno pronte – sempre di De Andrè e sempre tradotte – altre canzoni celebri, sottoposte alla medesima operazione e che saranno da loro eseguite dal vivo, per oltre un'ora di musica complessiva.

Molto bella l'idea, molto belle le versioni, molto bello il CD. Sarebbe piaciuto, crediamo, anche al grande Fabrizio.

Davide Arecco, Discoclub65, 30 Luglio 2011

 

A un anno dal piacevolissimo e sorprendente mini d'esordio, torna il quintetto del Levante ligure che, ormai dal 2009 (l'anno della prima formazione), si dedica all'interpretazione, in dialetto genovese, delle più celebri canzoni di Fabrizio De Andrè. Questo secondo mini-cd porta avanti e perfeziona quanto fatto dal gruppo in sede di debutto: netto il miglioramento, quanto a qualità di registrazione e affiatamento complessivo. Infatti, colpisce la coesione dei cinque artisti liguri, l'eccellente ed intenso amalgama strumentale e canoro da loro raggiunto. Grande, quindi, è la compattezza d'insieme, frutto tanto d'intesa quanto di prove ripetute. Le doti tecniche sono notevoli, malgrado la proverbiale modestia dei Mandillä.

Questa volta (re)interpretano cinque brani immortali della tradizione poetico-musicale lasciataci in eredità dal grande Faber: A canzon do mazzo, Duçeneigra, A canzon dell'amô orbo, Gïte 'na carta e infine O pescòu. La suggestione sprigionata da queste riletture resta sempre elevata, splendidi gli arrangiamenti (una lezione per tante cover-band italiane!). Fedeli al maestro e, ad un tempo, personali nel riviverne il messaggio: questi sono i Mandillä, ossia Giuseppe Avanzino (voce e istrionico ideatore del progetto), Pierpaolo Ghirelli (chitarre, dal tocco quasi psichedelico), Marco Raso (fisarmonica, spesso protagonista della tessitura musicale), Michele Marino (basso, di scuola jazz) e Marco Vaccarezza (percussioni, instancabile e preciso).

Davide Arecco, Discoclub65, 20 Luglio 2012



Nell’ampio bacino dei gruppi che si ispirano a Fabrizio  De Andrè,  i Mandillä si ritagliano uno spazio originale, andando ben oltre la riproposizione a carta carbone del vasto repertorio, come molti; la novità, piuttosto significativa, è la traduzione di alcuni brani in lingua genovese per il loro esordio con questo ‘Da O Vivo’.

Ben otto degli undici brani sono quindi in versione dialettale, mentre i rimanenti tre fanno parte del repertorio già in lingua del cantautore. Il gruppo nasce nel 2008 da un’idea di Giuseppe Avanzino e Corrado Barchi (che lascia il gruppo nel 2010) ma solo nel 2011 produce un cd promozionale di quattro brani, che viene venduto ai concerti. Il difficile lavoro di traduzione dei brani, accurato anche quando devia dalla traduzione letterale per ragioni di metrica, è  stato curato da Avanzino che è anche la voce solista del gruppo, una voce calda e genuina.

La registrazione dal vivo, in un piccolo teatro, non fa che confermare la bontà del progetto, pur suonando a tratti un po’ ruspante.

Fausto Meirana, Discoclub65, 12 Settembre 2013

 


Mandilla' - Da o vivo (autoproduzione 2013) disco live con le canzoni piu' popolari di Fabrizio De Andre' cantate in lingua genovese



Un tributo all'arte di Faber, ma al contempo alla vera essenza della sua lingua madre. Un cd davvero simpatico, purtroppo non supportato (e promosso) da una etichetta discografica e/o da un ufficio stampa di lignaggio conosciuto.

Riuscito tentativo di portare la musica di Fabrizio De Andre' all'ambito dialettale per una spontanea, popolare, enzimatica dichiarazione di appartenenza culturale! Faber e la sua natura fatta di mare e di odorosi porti.

In verita' ho una grossa difficolta' iniziale che mi blocca praticamente e psicologicamente: la lingua genovese! Riusciro' a trascrivere tutto in modo corretto? Sbaglio anche i titoli delle canzoni? Come posso riuscire a farvi comprendere ogni singola sfumatura della traduzione dall'italiano al genovese, se anche io (fiorentin/lucano) non sono riuscito a cogliere appieno ogni momento?

Credo che sia palpabile (sin da queste prime considerazioni) la mia soddisfazione nell'avere davanti un cd cosi' concepito: lo definirei ammaliante a cominciare dal tratto infantile che ha realizzato quel disegno che e' la copertina! L'aspetto infantile non solo sottolinea le mille peculiarita' del fanciullo che camepggia sempre in un artista, ma pone l'intero progetto con un garbo gentile e senza alcuna presunzione. i Mandilla rendono percio' omaggio alla grandezza di Fabrizio De Andre' con una umilta' anche nel proporlo tradotto. Ma siamo sicuri che invece l'intero progetto non sia qualcosa di piu', ovvero sia il riportare lo scomparso Faber nella sua dimensione piu' vera? Siamo sicuri che l'averlo tradotto in genovese non sia un ancestrale riportare la sua composizione a quell'humus primordiale da cui era in verita' nata?

Biograficamente sappiamo che Giuseppe Avanzino e Corrado Barchi nell' autunno del 2008 decidono di lavorare sul dialetto genovese, sganciandosi dai canti tradizionali e da un sentimento di mero revival popolare: per questo decidono di cimentarsi nella traduzione dall' italiano al genovese alcune delle canzoni piu' popolari di Fabrizio De Andre'. I due decidono di allargare il gruppo creando, un ensemble acustico che possa suonare sul palco come in osteria. Vengono percio' coinvolti Marco Raso (fisarmonica e cori), Marco Vaccarezza (batteria e percussioni) e Massimiliano Mortola (basso, contrabbasso elettrico e fiati). Con questa formazione debuttano il 25 Aprile 2009 a Moneglia ed in seguito viene insrito un sesto elemento: Pierpaolo Ghirelli, alle chitarre. Massimiliano Mortola nel Maggio 2010 lascia il suo ruolo a Michele Marino (basso elettrico e contrabbasso), mentre Corrado Barchi esce dal gruppo.


Il disco risulta registrato l'11 Maggio 2013 presso l'ex Cinema Lux di Sestri Levante. Il lavoro svolto dal fonico Stefano Malvasio e' buono ed ha fatto bene a lasciare quel rumore di fondo e quelle imperfezioni che rendono onore ad un concerto dal vivo. Il disco poi sostiene l'opera di As.It.O.I. Associazione Italiana Osteogenesi Imperfetta, onlus dal lavoro meritorio!

Giancarlo Passarella, MusicalNews, 17/02/2014

 

 

 

 

 

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